Il legame mamma-bimbo, ma in generale lo sviluppo relazionale del bambino con le figure di riferimento.
Come e quanto sono importanti le relazioni che il bambino sviluppa nei primi mesi di vita e il suo stile di attaccamento? Saranno la base delle sue relazioni future.
Partiamo da un po’ di teoria.
Legame genitori-figli: perché è importante?

Come affermato da Bowlby, ricercatore britannico che negli anni ’60 ha sviluppato la Teoria dell’Attaccamento, i legami che il bambino crea con le persone e con l’ambiente che lo circondano nei primi mesi di vita sono fondamentali.
Essi determinano infatti le relazioni che si instaureranno in futuro e fungono da impronta per i sentimenti, le sicurezze e le insicurezze che si porterà dietro per tutta la vita.
Il soggetto crescendo sviluppa quelli che vengono definiti “modelli operativi interni” che, secondo la teoria dell’attaccamento, si basano sulla capacità del genitore di contenere le richieste del bambino e nel sapere gestire i suoi bisogni e le sue prime emozioni in relazione con il mondo esterno.
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Legame genitori-figli: fasi dello sviluppo dell’attaccamento
Secondo Bowlby, l’attaccamento avviene in 5 fasi:
- 0-3 mesi, pre-attaccamento: il bambino, pur riconoscendo la figura umana quando compare nel suo campo visivo, non discrimina e non riconosce specificamente le persone;
- 3-6 mesi, attaccamento in formazione: inizia la formazione di un legame; il bambino discrimina le figure e ne riconosce una in particolare (quella che lo cura, lo coccola, lo nutre), inoltre nell’80% dei bambini subentra una reazione di timore nei contatti con gli estranei;
- 7-8 mesi, angoscia: non avendo ancora sviluppato il concetto di “permanenza dell’oggetto”, la lontananza dalla figura allevante provoca angoscia nel bambino perché ha paura che il “caregiver” non ritorni;
- 8-24 mesi, fase di attaccamento vero e proprio;
- dai 3 anni in poi, formazione di legami: la figura allevante viene riconosciuta dal bambino che, oltre ad identificarne le caratteristiche fisiche, diviene consapevole del suo provare sentimenti ed emozioni.
Il bambino, già intorno ai quattro mesi di vita, dimostra di avere con la madre un rapporto privilegiato, ma il vero e proprio comportamento d’attaccamento si esprime nel momento in cui il bimbo mostra una reazione all’allontanamento della mamma e fa di tutto per mantenersi vicino a lei. Questo solitamente avviane intorno ai sei mesi.
È nel primo anno di vita che il comportamento di attaccamento si definisce con sufficiente precisione, per poi continuare pressoché con la stessa intensità fino alla fine del terzo anno di età, pur modificandosi le circostanze che ne determinano l’attivazione.
Un cambiamento è dovuto al fatto che il bambino crescendo si renderà sempre più conto del distacco imminente; se prima piangeva solo nel momento stesso in cui esso avveniva, andando avanti con il tempo comincerà a protestare quando noterà i gesti che lo precedono.
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Dopo i tre anni l’intensità del rapporto di attaccamento tende a modificarsi, in quanto la maggior parte dei bambini inizia a sentirsi sicura in condizioni estranee e con figure d’attaccamento secondarie.
Tutto questo avviene solo però se il soggetto in questione è sano e sereno, conosce le persone con cui rimane e sa dove si trova la mamma e quando si ricongiungerà a lei.
Il cambiamento più forte ed evidente si noterà con l’arrivo dell’adolescenza, fase in cui l’attaccamento verso i genitori diminuisce e si comincia a rivolgere verso altri individui. Tenderà ad accentuarsi la già notevole variabilità individuale: ad un estremo ci saranno quegli adolescenti che si distaccano completamente dai genitori, dall’altro quelli che rimangono attaccati intensamente senza essere capaci o senza volere rivolgere il proprio attaccamento ad altre persone. Nel mezzo ci saranno quei ragazzi che pur mantenendo un certo tipo di rapporto con i genitori riusciranno a creare altrettanti legami con altre persone. Per la maggior parte degli individui il legame con le figure genitoriali continua nell’età adulta, seguendo le impronte del passato.
Legame genitori-figli: come l’attaccamento influenza lo sviluppo della personalità
Bowlby distingue 4 stili di attaccamento che possono portare allo sviluppo di determinate caratteristiche della personalità del soggetto:
- Attaccamento sicuro: caratteristico di quei bambini che vedono nella madre una base sicura da cui partire per esplorare l’ambiente che li circonda. Hanno fiducia nella capacità del genitore di accogliere le loro ansie e di intervenire in caso di necessità. La figura di attaccamento si mostra attenta, empatica e reattiva ai segnali del bambino.
Il soggetto che ha instaurato un legame così solido nell’infanzia dovrebbe essere caratterizzato da una personalità autonoma con fiducia nei confronti degli altri, in sé stesso e nelle sue capacità;
- Attaccamento insicuro-ambivalente: è proprio di quei bambini i cui genitori trasmettono loro insicurezza e incoerenza nelle cure e nelle attenzioni, o si mostrano troppo esigenti, intrusivi tendendo a minacciare di abbandono il figlio ogni volta che egli non rispetta le loro aspettative.
Il bambino non sarà sicuro che in caso di necessità la madre (o chi per essa) sia pronta ad intervenire e per questo sarà incline a provare una forte angoscia di separazione, ad essere ansioso ed impaurito nell’esplorare l’ambiente che lo circonda.
La personalità adulta potrebbe essere quella di una persona molto preoccupata, con aspettative incerte dalle relazioni, fragile, bisognosa e non amabile. Si avrà l’impressione che l’individuo non abbia raggiunto l’autonomia adulta.
- Attaccamento insicuro-evitante: caratterizza i bambini che sanno di non poter contare sull’aiuto e sul supporto delle proprie figure d’attaccamento. Hanno capito che ogni volta che si dimostrano bisognosi di aiuto o vicinanza vengono allontanati o rifiutati. Tenderanno a mostrarsi precocemente autosufficienti.
Questi soggetti saranno portati molto presto a nascondere i propri sentimenti pur di non ricevere una risposta negativa o inefficace da parte della figura genitoriale.
La personalità di un soggetto con alle spalle un attaccamento insicuro-evitante tenderà ad essere “distanziante”, a dimostrare nei rapporti con gli altri un eccessivo e irrealistico distacco e un’eccessiva freddezza. Tenderà a svalutare l’intimità e ad attendersi sempre rifiuti da parte di coloro con cui entrerà in relazione.
- Attaccamento disorientato-disorganizzato: il soggetto con questo tipo di attaccamento non mostra delle caratteristiche specifiche, ma rappresenta un insieme di aspetti fortemente angosciosi ed evitanti. Questo modello di attaccamento si ritrova spesso in individui che sono stati vittime di traumi, gravi lutti o maltrattamenti.
La personalità adulta sarà affetta da diversi disturbi, in particolare disturbi riguardanti la sfera affettiva.
Per concludere
In conclusione si può affermare che lo sviluppo del soggetto, i modelli di attaccamento ed il modo di relazionarsi agli altri dipendono molto dal ruolo che i genitori hanno avuto nella vita del bambino e da come l’hanno trattato ed accompagnato nel suo percorso di sviluppo.
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Alla nascita il bambino ha davanti a sé una gamma di possibili percorsi, e quello su cui procederà verrà quindi determinato in ogni momento dall’interazione dell’individuo con l’ambiente e con le figure di riferimento che troverà al suo fianco.
Se una sera siamo stanchi e non rispondiamo immediatamente al bisogno del nostro bambino non creeremo un trauma. Se lo facciamo sistematicamente, questo sarà per lui motivo di angoscia. Non generalizziamo, non facciamo di tutta l’erba un fascio. Fermiamoci a riflettere ed eventualmente correggiamo il tiro se lo crediamo necessario.
In questo articolo ho volutamente categorizzato per rendere più facili e comprensibili i concetti. Nella vita non sempre ci sono delle distinzioni così nette ed una consequenzialità così specifica.
È però fondamentale avere in mente quanto la sicurezza che un bambino riceve dalle sue figure di riferimento farà da base alla sua affettività. Quanto sia fondamentale passare dalla dipendenza per raggiungere l’autonomia.
