Ho deciso, porto mio figlio dallo psicologo.
Ma ora, come gli spiego?
Quando si decide di portare un bambino dallo psicologo, il primo passo è il colloquio con il professionista, che i genitori devono sostenere insieme, preferibilmente, o separatamente se questo non fosse proprio possibile.
Dopodiché, il passo più importante e difficile per molti genitori è dire al bambino chi è lo psicologo, chi è la persona con cui andrà a fare gli incontri. Ma come si può spiegare?
È facile motivare una visita, ad esempio, dal dentista; gli si potrà dire che lo si porta dal dottore che gli farà passare il dolore al dentino. Ma per lo psicologo? Cosa si può dire al bambino?
Sono parecchi i bambini che arrivano convinti di essere stati portati da una “maestra che farà far loro i compiti” o da “un’amica della mamma”. Tutte bugie dette senza dubbio a fin di bene, ma che in realtà non servono o che anzi possono essere controproducenti.
La cosa migliore è essere sinceri e dire la verità. In questo modo non si rischia che il bambino si possa sentire spaesato e preso in giro.
Ovviamente la spiegazione data dovrà essere adeguata all’età:
- fino ai sei anni circa si potrà motivare la visita dallo psicologo dicendo che si va da una persona interessata ai suoi giochi, che vuole vederli e giocare insieme a lui;
- in età scolare si potrà spiegare che si va da una persona che, attraverso giochi e attività, cercherà di capire quali sono i suoi punti di forza e le sue eventuali difficoltà.
Spesso capita che il bambino dai sette anni in su, sappia di avere delle difficoltà pur non riuscendo a dar loro un nome. Può accorgersi di avere difficoltà a scuola, nei compiti, nel concentrarsi o nello stare seduto, oppure potrà notare una fatica nel relazionarsi agli altri e in questi casi potrà essere egli stesso a richiedere un aiuto alle figure di riferimento a lui più vicine.
In queste situazioni si può cogliere la palla al balzo e dire che si andrà da una persona che proverà ad aiutarlo a stare meglio; - con l’adolescente, invece, è tutta un’altra storia, in quanto sarà difficile portarlo contro la sua volontà. In questi casi il consiglio è di provare a convincerlo essendo molto chiari sia sul ruolo della figura professionale sia sulle motivazioni per cui si ritiene importante un incontro.
In linea generale lo psicologo può essere spiegato come una persona che può aiutare i bambini a risolvere i loro problemi attraverso il gioco, il disegno e la parola.
Questi sono consigli di massima, ovviamente ogni situazione va valutata insieme al professionista con cui si intraprende un percorso, in quanto ogni bambino è diverso da tutti gli altri, con la sua personalità e la sua storia.
Detto ciò, la scelta di portare proprio figlio dallo psicologo, magari sotto suggerimento dell’insegnante o del pediatra, è tutt’altro che semplice. Per questo vi invito a contattarmi, anche commentando gli articoli, per qualsiasi dubbio o domanda.
Buongiorno. Le insegnanti di mia figlia evidenziano alcune difficoltà emotive della bambina che attualmente ha 10 anni. Anche una psicologa che ha osservato il gruppo classe evidenzia le stesse difficoltà. Come mamma ritengo che, come suggerito dalle maestre, mia figlia abbia bisogno di un piccolo percorso psicologico che la aiuti a superare le sue ansie e difficoltà, ma purtroppo il papà non ci vuol sentire, è contrario e si oppone. Qual è la procedura che devo seguire per avere il suo consenso? Sono stanca di vedere mia figlia soffrire!!!
Buonasera, mi scuso per il ritardo nella risposta.
Per vedere un minore il consenso di entrambi i genitori è indispensabile, potrebbe individuare un professionista e insieme fare un colloquio con il padre per vedere se magari confrontandosi con questa realtà può cambiare idea.
In caso contrario la via da percorrere sarebbe quella di passare tramite il giudice tutelare.
Rimango a disposizone,
Dott.ssa Ferrero