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Come affrontare il momento dei pasti senza ansia

AllaScopertaDelCibo

L’alimentazione dei più piccoli, sia che si stia parlando del latte dei primi tempi, sia delle pappe e cibi più solidi dopo, è un argomento sempre molto discusso, che crea diversi interrogativi e preoccupazioni nei genitori.

Prima di immergerci nell’argomento di cui parleremo in questo articolo, ossia come affrontare il momento dei pasti senza ansia per noi grandi e soprattutto per i più piccini, iniziamo con il mettere in chiaro un concetto che potrà sembrare banale ma che è una introduzione fondamentale: il bambino spesso non mangia perché non ha appetito e non perché vuole fare un dispetto alla madre.

Una frase che spesso si sente dire è: “il bambino non MI mangia”, come se il non mangiare fosse un affronto al genitore che con amore gli prepara la pappa e non una questione legata banalmente allo stomaco decisamente piccolo dei propri figli. Il momento del pasto diventa una questione personale, basata “sul volere bene e non volere bene” invece che “sull’avere fame e non avere fame”: il bambino che non mangia, che serra la bocca o che butta per terra il piatto viene vissuto dalla mamma come un bambino che non apprezza la sua cucina e i suoi sforzi. Il piccolo in realtà sa esattamente di quanto cibo ha bisogno, lui non conosce le linee guida dei pediatri o quanto mangia il figlio dell’amica. Lui si regola secondo quelle che sono le sue esigenze, come ha fatto per mesi durante l’allattamento.

Il momento del pasto viene vissuto con ansia e rabbia da parte del genitore che non si rassegna ad accettare che il piattino non venga svuotato o che ci sia un rifiuto di quello che viene proposto.

Fermiamoci un attimo a riflettere: se noi grandi siamo così spaventati, come vivrà la situazione il bambino?

BimboNoCibo

Dalla nascita al momento dello svezzamento (quindi in appena sei mesi) il piccolo si è trovato ad affrontare mille cambiamenti e la mamma è sempre stata la sua ancora, il suo porto sicuro. E ora quella donna che tanto ama  e di cui tanto si fida lo sta obbligando con la forza a mangiare nonostante lui stia piangendo perché troppo pieno. Quella donna che l’ha sempre capito, ora non solo non lo capisce, ma va contro le sue esigenze. Quello che facciamo a fin di bene, per lui è una violenza assolutamente incomprensibile.

Occorre smettere di forzare il bambino a mangiare, non perché questo lo farà mangiare di più, ma perché probabilmente non ne ha bisogno, e quindi il “non-obbligarlo” è una manifestazione di rispetto e amore nei suoi confronti.

È probabile che verso l’anno diminuisca un po’ l’appetito in quanto c’è una diminuzione della velocità di crescita e perché cambiano i tipi di alimenti ingeriti e la loro composizione. Diminuirà anche la velocità di aumento del peso, non si prenderanno infatti gli stessi grammi al mese per tutta la vita, altrimenti si sarebbe tutti sovrappeso nel giro di poco! Il bambino tenderà a crescere di più nel primo trimestre con il solo latte, meno nel secondo e nel terzo nonostante le pappe, mentre nel quarto non crescerà quasi nulla.

Quindi, cosa fare e cosa non fare per far sì che l’ora del pasto sia un momento piacevole e non un momento di rifiuto e preoccupazione? Come affrontare il momento dei pasti senza ansia?

Cosa FARE?

L’AAP (Accademia Americana di Pediatria) ha parlato di introduzione di nuovi alimenti non tanto basandosi sull’età cronologica del bambino, quanto sul suo grado di sviluppo. È importante che il piccolo:

  • Stia seduto da solo: a chi piacerebbe essere imboccato da coricato?
  • Abbia perso il riflesso di estrusione, ossia non spinga più fuori il cucchiaino con la lingua;
  • Mostri interesse per il cibo degli adulti;
  • Sappia mostrare di avere fame e di essere sazio.
CucchiaioPappa

Fin da quando il bambino inizia a rapportarsi con il cibo è fondamentale stimolare in lui la curiosità verso di esso e verso gli “strumenti” utilizzati (piattini, cucchiai, ecc.), ad esempio mettendolo sul seggiolone e dandogli un cucchiaino di legno come gioco; lasciare che osservi i grandi mangiare per capirne il meccanismo inoltre gli fornirà continui stimoli che saranno per lui un bagaglio importante che si porterà dietro a lungo, a quest’età infatti l’apprendimento è basato principalmente sull’imitazione.

SpaghettiInTesta

Intorno all’anno di vita, ma anche prima, è importante lasciare che il piccolo sperimenti il mangiare da solo: è vero che ci metterà il doppio del tempo, che sporcherà di più e che sarà più nutrito il pavimento di lui, ma è una fase importantissima e vale la pena “sacrificare” un po’ di tempo e un po’ di pulizia a favore di questo inizio di autonomia. Rimandando questo momento si rischia di fare molta più fatica quando, intorno ai due tre anni, il bambino non mostrerà più tutta questa intraprendenza, in quanto l’essere imboccato sarà diventato parte della sua routine.

Lasciare decidere al bambino cosa abbia voglia e piacere di mangiare, non costringerlo a finire il primo se non lo vuole, ma passare al secondo e così via, senza ricatti, minacce e promesse. Questo serve al bambino per imparare a regolarsi e per trovare un suo equilibrio nella sua dieta.

“Ma non è troppo piccolo per questo?” “Poi non mangerà solo schifezze se lascio scegliere a lui?”

No, non è troppo piccolo perché il nutrimento e il bisogno di cibo sono una necessità primordiale, è istinto e l’uomo è programmato per sapersi regolare e saper gestire le proprie risorse energetiche, mentre per quanto riguarda le schifezze, il problema in realtà non si pone, in quanto il bambino potrà scegliere solo tra ciò che gli verrà proposto, se gli si offriranno cibi sani in diverse varianti, la sua scelta ricadrà di certo tra quelli.

Cosa NON fare?
  • Distrarre il bambino con giochi, tablet, tv con l’obiettivo di dargli da mangiare mentre lui è distratto. Cosi facendo non imparerà mai la bellezza del cibo e la meraviglia dei mille sapori e consistenze diverse, non svilupperà quella curiosità che lo aiuterà a crescere e diventare autonomo;
  • Paragonare il bambino al fratello/sorella, al bambino degli amici o della vicina di casa: sarebbe solo frustrante e per niente utile. Ricordiamoci sempre che ogni bambino è a sè, c’è chi sarà pronto prima, chi dopo, non è una gara!;
  • Pregarlo, corromperlo, usare minacce, promesse e trucchetti vari per far sì che mangi;
  • Usare il cibo come premio o castigo. Il cibo deve essere un piacere finalizzato al nutrimento, non un mezzo per arrivare ad altro;

I problemi riguardanti il rapporto dei bambini con il cibo sono molto più facili da prevenire che da risolvere.

Per questo è fondamentale, fin da subito, NON obbligare il bambino a mangiare, mai, in nessun modo e per nessuna ragione. Con “obbligo” non si intende solo a livello fisico, ma anche psicologico, ad esempio insistendo e inventando mille trucchetti per fregarlo.

Quando si inizia lo svezzamento è importante non togliere il seno o il latte artificiale. Il bambino inizialmente non mangerà per nutrirsi, ma scoprirà il cibo e lo sperimenterà. Soprattutto se lo svezzamento coincide con il ritorno al lavoro della mamma è necessario fare questo passaggio in modo graduale, non in maniera brusca per non destabilizzare il bambino.

Fin da molto presto, durante lo svezzamento, i bimbi vogliono mangiare da soli, ma non essere soli. La mamma dovrà essere lì a guardarlo e a lodare i suoi, a volte goffi e buffi, tentativi di raggiungere la bocca con il cucchiaino.

Solitamente il problema di un bambino che non mangia (una volta eliminata l’eventuale presenza di patologie e disturbi di tipo organico) è dato da uno squilibrio tra ciò che il bambino mangia e ciò che la madre vorrebbe che mangiasse. Quindi cerchiamo fin da subito di vivere il più serenamente possibile il momento del pasto, fidandoci dei segnali che il piccolo darà; cerchiamo anche di metterci nei suoi panni e considerare il momento dello svezzamento come un grande cambiamento per lui, con i suoi tempi e senza eccessiva insistenza e obblighi.

È importante e giusto seguire le linee guida, ma esse non devono diventare un’ossessione e soprattutto è fondamentale rendersi conto che ogni bambino è a sé, con i suoi gusti, i suoi tempi e il suo carattere.

Quando iniziare lo svezzamento? Cosa scegliere tra svezzamento classico e autosvezzamento?

Ciò che io mi sento di consigliare è di informarsi, di valutare attentamente ciò che si ritiene più adatto al bambino, ma anche di tener conto di quello che ci rende più tranquilli per far sì che il momento del pasto diventi un momento bello, piacevole e di scoperta per grandi e piccini.

Bibliografia

Percorriamo questa strada insieme:

Tel: +39 345 149 4951

E-mail:   info@psicologaferrero.it


Ansia ai pasti? No Grazie!
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