Cosa sono gli spasmi affettivi?
Gli spasmi affettivi sono episodi di apnea, in cui il bambino smette di respirare involontariamente e perde conoscenza per un breve periodo, immediatamente dopo un’esperienza spaventosa o con forte valenza emotiva, oppure dopo un’esperienza dolorosa.
In genere si manifestano nei primi due anni di vita, e scompaiono entro gli 8 anni in circa l’83% dei bambini affetti.
Questi episodi sono facilmente distinguibili dai rari casi in cui i bambini trattengono volontariamente il respiro. In questi ultimi, i bambini non perdono conoscenza e ricominciano a respirare normalmente dopo aver ottenuto ciò che vogliono o essersi arrabbiati per non averlo ottenuto.
Spesso questi episodi fanno pensare ad una patologia, come ad esempio l’epilessia o un problema neurologico. Quello che li distingue è la diretta correlazione ad un episodio emotivo, come quelli citati sopra, mentre una crisi epilettica ad esempio può manifestarsi in qualsiasi momento, anche durante il sonno.

Come si manifestano?
Esistono 2 forme di spasmi affettivi:
- Forma cianotica: la forma cianotica, la più frequente, si manifesta spesso come parte di una crisi di rabbia o in risposta a un rimprovero o a un altro evento stressante.
Caratteristicamente, il bambino emette un grido, espira e poi smette di respirare. Poco dopo, la cute inizia a diventare blu e perde coscienza. Si può verificare una breve convulsione.
- Forma pallida: questa forma in genere segue un’esperienza dolorosa, come una caduta e un colpo alla testa, ma può anche seguire eventi spaventosi oppure sorprendenti.
È decisamente più rara rispetto alla forma cianotica.
Il bambino smette di respirare, perde conoscenza rapidamente e diventa pallido e fiacco. Possono presentarsi convulsioni e incontinenza. Generalmente, durante l’attacco, si verifica un rallentamento della frequenza cardiaca; successivamente, il cuore riprende a battere più velocemente, il respiro si normalizza e i sensi vengono recuperati senza alcun trattamento.
Cosa fare durante gli spasmi affettivi
Fondamentale chiedere SEMPRE il parere di un medico come prima cosa, non fare autodiagnosi.
Vediamo insieme cosa si può fare se il medico conferma la presenza di spasmi affettivi.
- Nel caso dello spasmo affettivo di tipo pallido:
dato che questa forma è rara, possono essere necessari un approfondimento diagnostico ed eventualmente un trattamento, qualora gli spasmi si verifichino frequentemente.
- Nel caso di spasmo affettivo di tipo cianotico:
è possibile interrompere uno spasmo appena iniziato posizionando una pezza fredda sulla fronte del bambino o soffiando sul viso.
Ovviamente è normale spaventarsi durante uno spasmo affettivo, soprattutto la prima volta che succede. È fondamentale però cercare di mantenere il più possibile la calma, pensando che non è nulla di pericoloso per il bambino, che non crea danni al cervello e che presto si ristabilirà tutto.
Cosa NON fare durante uno spasmo affettivo
- NON dare da bene né mettere nulla in bocca durante una crisi;
- NON scuoterlo e non massaggiarlo: meglio metterlo supino o tenerlo in braccio per evitare che si faccia male.
Cosa fare quando termina uno spasmo
Una crisi emotiva di questa intensità vuole sicuramente dire qualcosa, ma attenzione a non vedere subito un trauma o una situazione drammatica dietro di essa.
Nei bambini più piccoli possono costituire una reazione automatica e non consapevole ad un disagio o ad un dolore, verso il quale mostrano una maggiore sensibilità; man mano che diventano più grandi si può cercare di capirne la causa.
Senza contestualizzare può voler dire tutto o niente come tutto ciò che ruota intorno alla sfera affettiva.
Può verificarsi in bambini che vivono una situazione familiare difficile o compromessa, ma anche in bambini apparentemente serenissimi ma particolarmente introversi o bambini che non sanno gestire e incanalare le loro emozioni.
Qui il ruolo di mamma e papà è fondamentale. Il bambino deve vedere che la sua emozione non vi distrugge, ma che sapete gestirla e restituirgliela un po’ più leggera. Per questo non va né drammatizzata né ignorata.
Cercare ovviamente di smorzare la situazione che precede una crisi può essere d’aiuto qualora riuscissimo a riconoscere i segnali che la anticipano. Ma se la crisi avviene, dopo non dobbiamo cedere sull’imposizione data.
Esempio: crisi di rabbia perché il bambino vuole andare in bicicletta in casa, ma non si può.
Non bisogna concederglielo neanche dopo la crisi, altrimenti si convincerà che lo spasmo sia l’unico modo per ottenere ciò che vuole e potrebbe adottarlo, più o meno consapevolmente, come forma di linguaggio per comunicare a mamma e papà.
Facciamogli capire che disperarsi fino all’apnea non è necessario per ottenere qualcosa, ma che ci sono altre modalità.
Allo stesso tempo trasmettiamogli il messaggio che siamo lì per lui e non lo abbandoneremo mai.
In conclusione
Uno spasmo affettivo può essere un episodio isolato o sporadico che si manifesta quando il bambino non riesce a gestire una situazione emotiva di particolare intensità. Una volta accertato che non ci sia una causa organica, cerchiamo di mantenere la calma e capire perché succede, soprattutto se gli episodi sono ricorrenti.
In tal caso potrebbe essere un modo con cui il bambino richiede attenzione: bene, allora diamogli attenzione.
Ma non nel momento della crisi stessa, perché non è questo di cui ha bisogno, non serve il rinforzo nel momento del comportamento negativo, ma nella quotidianità.
Ritagliamoci dei momenti da passare con lui, anticipiamo qualche suo bisogno quando possibile.
Mi raccomando nessun senso di colpa, solo dei bei respiri e in caso di necessità non abbiate timore di chiedere aiuto.
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Bibliografia https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale